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Come scoprii il monte Sabotino

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Come scoprii il monte Sabotino:
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Invogliato da un collega che abita a Gorizia, ai piedi del monte Sabotino, una domenica mi reco ad una festa paesana.
E' una bella giornata, piena di sole e di gente che incontrandosi fraternamente si saluta. Non conoscendo nessuno mi sento sperduto e cerco il collega fra la piccola folla che si sta radunando. Lo scorgo mentre, assieme al suo bimbo, sta piantando un'alberello dove una brutta strada ha ferito il monte. L'aiuto e poi un pò rinfrancato mi unisco al gruppo che si sta avviando. Dopo un'ora di discreta salita arriviamo su quella cresta di cui spesso lui mi aveva parlato.
Lassù, al cospetto di un panorama che m'incanta, c'è un antico eremo che la furia dell'uomo ha ridotto a pochi miseri resti, sufficienti però per celebrare una messa all'aperto. Le persone ascoltano e pregano nella lingua che non ho mai imparato. Con sorpresa m'accorgo che anch'io, solitamente distratto da domeniche montane, riesco a mio modo, a pregare con loro. Finita la messa si va su, tutti insieme, incuranti dei cippi che per tanto tempo hanno intimorito e diviso, lungo la facile cresta che ai due lati vertiginosamente sprofonda.
Arrivato al punto più alto, una sosta s'impone. Da quassù la vista è stupenda: a sinistra c'è il mare e Gorizia, a destra i monti e l'Isonzo, dietro i quotidiani problemi, son tutti laggiù in fondo, molto lontani. Proprio quì, dove in un tragico passato si è tanto combattuto, oggi dalla gente traspare la gioia di essere in pace in questo luogo ritrovato, un nuovo posto che potranno amare.
E' l'ora di scendere in paese, in programma c'è una spaghettata finale: accontentato lo spirito, anche lo stomaco reclama la sua parte. Congratulandomi per la festa riuscita, mi congedo dai miei nuovi amici: l'oste ospitale che oggi per noi ha trascurato l'affari, l'esperto di cose locali che mi ha travolto con le sue tante storie, il collega che forse da domani non sarà più solo tale.
Ora che solo ritorno verso casa, istintivamente accendo la radio, ma la musica che in me suona più forte è l'intonata armonia che mi ha dato questa domenica trascorsa, in modo semplice ma sereno, alla scoperta del monte Sabotino e della sua gente.
In sede ho il torto di parlare del monte agli altri. Decidono che si deve farne lì una gita ufficiale. "Va bene, ma il posto lo conosco appena, dovrò fare altri sopralluoghi". Nel tornare più volte sul Sabotino, scopro altri sentieri da inserire nel percorso. Ecco, il programma è ormai definito, non è poi tanto male, eppure sento che manca qualcosa. Ho trovato: ci vorrebbero anche gli amici del Sabotino.
Vincendo il timore di un rifiuto, contatto l'oste, l'esperto e il collega. Son contento quando si dicono disposti: cercheremo di ricreare l'atmosfera speciale che c'era nella loro festa paesana. Non sarà facile, ma val la pena di tentare. In fondo non ci vogliono poi tante cose: un bel monte per stare bene insieme, una spaghettata fra amici, e della gente che alla fine, lasciandosi, fraternamente si saluta.
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